Nonostante la similitudine grammaticale, quando si parla di semantica e semiotica ci andiamo a riferire a due branche filologiche nettamente separate tra loro, dove la semantica è quella branca della linguistica che studia prettamente il significato della comunicazione verbale, ovvero tutto ciò che riguarda la comunicazione scritta o orale e il suo significato.
Discorso a parte va fatto se discutiamo di semiotica, dove la stessa riguarda, invece, tutti i tipi di comunicazione, ovviamente anche quelli non verbali, come ad esempio: immagini, strutture, suoni, forme, colori e tutto ciò che possa essere interpretato da un osservatore, definita anche “linguistica allargata”.
Preambolo d’insieme
Il contenuto di questo articolo, nonostante il titolo, in realtà andrà a trattare prevalentemente quella che viene definita la semiotica del visibile, detta anche la semiotica dell’arte visiva, in quanto, noi esperti comunicatori visivi, vi andremo a parlare del criterio con il quale comunichiamo e facciamo comunicare.
Come già citato, quella che tratteremo è appunto la semiotica dell’arte visiva, trattasi di quella disciplina i cui studi si occupano di definire i significati di un’opera artistico-visiva.
Tale disciplina si sviluppa grazie a quelle che furono le ricerche e le varie riflessioni condotte dal semiotico Algirdas Julien Greimas, linguista e semiotico lituano, e in particolare attraverso uno dei suoi più noti saggi noto come “semiotica plastica e semiotica figurativa”.
L’attività di semiotica dell’arte
L’attività di semiotica dell’arte visiva spesso va confusa con quella di critico d’arte, infatti mentre il critico si occupa di analizzare un’opera d’arte attraverso la qualità compositiva e che quindi ne va a valutare bellezza, difficoltà e grado di realismo, il semiotico d’arte è quella figura che ne va a ricercare i significati tramite una specifica strategia di analisi.
Nonostante con la semiotica visiva ci si possa riferire a qualsivoglia linguaggio visivo il saggio del suo citato Greimas è incentrato quasi esclusivamente su quadri e varie rappresentazione di tipo pittorico dando però un buona parte di ricerche incentrate in altri linguaggi visivi come ad esempio la semiotica del cinema.
La valutazione semiotica di un’opera d’arte
Una qualsivoglia immagini artistica, indipendentemente che questa risulti essere di tipo tridimensionale o bidimensionale va analizzata tenendo conto che esistono due grandi linguaggi visivi, quello figurativo e quello plastico.
Nel primo caso il linguaggio figurativo consente di riconoscere gli oggetti raffigurati chiaramente dal pittore, nel secondo caso quello plastico permette di ricavare significati al di là del figurativo reale, oltre a quella che la realtà rappresenta.
Nell’analisi figurativa per analizzare un’opera artistica occorre innanzitutto stabilire se sia di tipo figurativo o astratto, quindi, per cui, è importante, identificare se si tratta di icone relative al mondo naturale oppure non ha effettivi referenti realistici.
Nel caso in cui l’oggetto visivo abbia in qualche modo una forma figurativa, tale analisi va effettuata attraverso le forme.
Greimas definisce le figure come formati figurativi ossia produttrici di significati.
Qualora la figura risultasse totalmente assente si avrà una densità figurativa nulla quindi totalmente astratta, mentre invece se la figura riempie in larga parte e quindi risulta essere molto densa e realistica si otterrà una rappresentazione di tipo iconico.
Quando si parla di analisi plastica essa consiste nell’individuazione di quelli che sono i tre componenti fondamentali: topologica, eidetica e cromatica.
La prima che mira alla spazialità del quadro tutto, la seconda nell’organizzazione delle linee nel dipinto, la terza dei colori e dei chiaro scuri all’interno dell’opera.
Una volta individuati questi tre componenti bisogna andarne a ricavare i formati plastici, ovvero i tratti grafici, le zone colorate e tutte le linee che vanno a formare le sagome plastiche e quelle che nel loro complesso vanno a formare per intero l’opera pittorica.
Questi tratti sono presenti anche all’interno delle opere fotografiche e cinematografiche.
Il linguaggio monoplanare
Il linguaggio plastico è un linguaggio monoplanare, ovvero un colore che corrisponde sempre al colore di se stesso, come quello dei numeri, delle note e di quelle espressioni che ne corrispondono nell’esatto significato, un esempio viene riportato all’interno del gioco della dama dove il bianco è sempre bianco e il nero è sempre nero (anche negli scacchi avviene la stessa cosa).
Differenza va fatta con i linguaggi biplanare in cui il significato viene richiamato anche per altri tipi di oggetti come ad esempio il linguaggio umano astratto, infatti nella lingua umana mediante l’utilizzo di una parola ci si può rivolgere a diverse tipologie di oggetto, grazie a delle correlazioni simboliche.
Semiotica della comunicazione visiva ai giorni d’oggi
La comunicazione visiva è la veicolazione di un messaggio tramite un’immagine o un’opera grafica realizzata con lo scopo di comunicare, da qui comunicazione iconica, che quindi, rappresenta in maniera metaforica la realtà.
In quelli che oggi sono i moderni e gli attuali mezzi di comunicazione, soprattutto a seguito dell’avvento del web 2.0, si ha un espluà di comunicazione visiva ad ogni livello, grazie a questa tipologia di comunicazione detta anche comunicazione per immagini ci possiamo permettere di raggiungere il massimo nel minor tempo possibile grazie al suo forte potere di richiamo.
Essa può avvenire tramite la fotografia, la grafica, la pittura, la scultura, la scrittura, i video e tutto ciò in grado di trasmettere emozioni e messaggi catturabili tramite la vista.
L’approccio semiotico e iconologico permette di occuparsi dei segni con i quali ci si può riferire a un fenomeno stesso come tutti quei tipi di comunicazione tra l’emittente, il ricevente ed al centro il canale di trasmissione.
La comunicazione visiva si può distinguere in due grandi famiglie, quella di tipo intenzionale e quella di tipo casuale, dove nel primo caso la trasmissione è del tutto volontaria e cosciente che tramite l’utilizzo di un’immagine a scopo di un determinato obiettivo.
Quella casuale è quel tipo di comunicazione che può essere liberamente interpretata da chi la riceve.
Tuttavia anche nel caso della comunicazione intenzionale ci potrebbero essere dei fraintendimenti che rendono l’interpretazione libera in quanto non tutti noi recepiamo il messaggio nel modo o nel momento corretto.
Qui entrano in campo i fattori sensoriale, i fattori operativi e i fattori culturali.
Nel primo caso possiamo definirli dei disturbi dell’interpretazione, esempio quando i colori non vengono recepiti come tali, nel secondo caso, quelli operativi, sono dovuti a caratteristiche fisiche del ricevente, esempio un bambino, un anziano o una persona con deficit.
Infine quelli culturali legati alla cultura ed all’immaginario collettivo visivo di chi riceve il messaggio, come ad esempio la nazionalità.
Inoltre nella comunicazione visiva l’emittente propone un’opera che contiene un messaggio, il ricevente potrà comprendere in maniera più o meno completa il messaggio posto dall’emittente, tale significato potrà assumere diverse caratteristiche in base al fine con cui sono state presentate.
Le funzioni di Roman Jakobson
Tali funzioni sono state introdotte riferendosi al linguaggio ma sono anche riconducibili ad altre forme di comunicazione che sono:
- Referenziale o informativa: il focus è posto sul contesto, l’immagine è diretta a fornire informazioni su di esso;
- Espressiva o emotiva: il focus è posto sul mittente, l’immagine comunica emozioni al destinatario;
- Estetica: il focus è posto sulle proprietà estetiche del messaggio, l’immagine funge di arricchimento dello stesso;
- Conativa: il focus è posto sul destinatario, l’immagine è di tipo esortativo;
- Metalinguistica: il focus è posto sul codice usato per la comunicazione, l’immagine mira a spiegare se stessa;
- Fatica: il focus è posto sul canale, l’immagine contribuisce a rafforzare il contatto tra emittente e destinatario.
In conclusione
Quando andiamo a cercare i significati semiotici, stiamo andando a ricercare i significati intrinseci e non dell’opera che ci viene mostrata, ovvero la stretta correlazione tra l’opera in sé e il messaggio lanciato dall’artista, e la storia dell’arte ci viene in nostro soccorso spiegandoci come in passato e in qualsiasi epoca la semiotica abbia rivestito un ruolo chiave e fondamentale nel dare voce a chi in quel momento volente o dolente non ne aveva la facoltà d’espressione, basti pensare a tutti quei grandi maestri dell’arte rinascimentale (Michelangelo Buonarroti, Leonardo Da Vinci, Botticelli, Donatello) che grazie alle loro opere visive riuscivano a lanciare messaggi (più o meno chiari, più o meno discutibili) al pubblico nella speranza che esso fosse composto da attenti osservatori, ma non troppo attenti.