Modelli di branding dal passato ai giorni nostri

Modelli di branding e le sue diverse tipologie

Con l’espressione “modelli di branding” si intensificano i diversi tentativi che a partire da metà del 900 furono fatti cercando di definire formalmente il concetto in sè di marca, marchio o dall’inglese brand, ossia l’insieme di tutte gli attributi che in maniera intangibile o tangibile vanno a definire l’idea di marchio che va, a sua volta, a caratterizzare e a rappresentare relativamente al servizio o al prodotto fornito o venduto da un’azienda allo scopo di renderli distinguibili al consumatore.

Nel corso degli anni furono numerosi gli esperti pubblicitari, grafici, semiotici o esperti comunicatori che hanno in qualche modo cercato di sintetizzare rendendolo funzionale il concetto di marca o brand all’interno del proprio significato stesso.

Dati i risultati che evidenziano un notevole disaccordo tra gli esperti e i relativi elementi costitutivi si lavora per far sì che questo fenomeno comunicativo possa esser migliorato e reso sempre più polifunzionale possibile in modo tale da poter filosoficamente comunicare in maniera concreta non solo le prerogative aziendali ma anche i punti forti dei prodotti o servizi in sé, che una tale azienda necessitano di rappresentare o grazie ai quali vogliono essere riconosciuti.

Le diverse tipologie relativi ai modelli di brand

Possiamo dividere e/o suddividere in tre grandi macrocategorie di diversi modelli di brand utilizzati ed interpretati fino ad ora, tra questi vi sono:

  • I modelli di stato: che sono catalogati come modelli di elaborazione teorica il quale obiettivo principale è quello dell’identificazione dei componenti costitutivi della marca, la sua determinazione gerarchica e la relazione con le quali appartengono;
  • I modelli di gestione: identificano le componenti del brand ed i vari parametri ad esso associato ma da un punto di vista pragmatico, relativamente alle regole di funzionamento e di gestione;
  • I modelli di valutazione: questi modelli hanno come scopo principale la quantificazione del valore economico relativo al posizionamento la cui forza si impone sul mercato.
    I modelli di valutazione sono maggiormente orientati all’analisi statistica del marketing.

 

I principali modelli di branding

Seguendo un filo poco logico vi andremo a parlare dei vari modelli di branding principali con annessi sviluppatori, tenendoci a ricordarvi che questi modelli furono sviluppati a metà tra il 900 e ai giorni d’oggi da quelle che oggi sono universalmente noti come brand di fama internazionale, e possono essere applicati ad una qualsivoglia forma imprenditoriale che sia legate a un qualsiasi settore merceologico e che in passato si sono distinti per esser relativamente funzionali indipendentemente dalla loro importanza.

Modello star strategy

Il modello star strategy fu elaborato da Jacques Séguéla in contrasto con quello che fu il copy strategy, e ha il merito storico di aver creato un aperto dibattito su quello che oggi avremmo definito advertising.

Modello cognitivista

Sviluppato da Kevin Keller che mira al ruolo del consumatore e sulla conoscenza che esso ripone sull’identità generata dal marchio stesso, sulla sua autorità e sulla sua immagine ossia il brand image.

Semantic brand score

Andrea Fazzoletti riprende in parte il concetto teorizzato da Kevin Keller e misura in utile valutazione l’importanza di uno o più brand.

Rosone di marca

Vede la brand come il risultato di un equilibrio instabile tra molteplici varianti, tra cui: spazio, tempo, relazione, posizione, nome, progetto…

La marca così costituita secondo M.C. Sicard è caratterizzata da un’evoluzione costante.

Valutatore del brand in asset

Modello valutativo sviluppato dall’agenzia pubblicitaria Young & Rubicam, con il quale misurava il valore attraverso alcuni fattori i quali restituivano un livello di rilevanza sotto forma di vitalità del brand sotto l’acronimo di BAV, in un range che va da 2.000 a 400.000 essere umani intervistati.

Modello interbrand

Tale modello parte dal valore che di una brand non si può rilevare analizzandola globalmente ma è necessario intercettare quali siano le analisi dei segmenti di target il cui valore complessivo di una marca dipende da quello dei singoli segmenti.

Prisma d’identità

Secondo J. N. Kapferer l’identità di marca è strutturata su sei elementi: personalità, fisico, relazione, cultura, immagine riflessa e autoimmagine.

La marca come punto di contatto

Jim Blythe identifica nel brand il punto tra impresa e consumatori.
Il marchio riceve dall’azienda gli input relativi al prodotto, luogo, prezzo, promozione, persone, processo, evidenza fisica che collaborano in vari input nei confronti del consumatore.

Conclusione

La storia ci insegna che a prescindere dal momento storico in cui viviamo la grafica e il marketing abbiamo sempre avuto uno scopo comune, quello di comunicare, farlo in maniera corretta e farlo in maniera funzionale trasformando la comunicazione in profitto.
Lo scopo ultimo è sempre quello di attrarre, e lo si fa sia dal punto di vista figurativo che dal punto di vista economico, per convincere l’utenza su quanto valido sia il nostro prodotto o il nostro servizio.
Con questo scopo noi di eXceed Srl forniamo tutto il nostro supporto a chi si affida ai nostri servizi, mettendo a sua completa disposizione un esperto team di progettazione e sviluppo grafica e dei professionisti del marketing, in grado grazie ad una corretta comunicazione visiva di comunicare con il nostro pubblico scegliendo il giusto modello di brand e sfruttandolo al meglio delle sue potenzialità indipendentemente da quale sia il vostro settore merceologico.